Fruizione
Cicloescursionismo
Periodo consigliato
Marzo – Ottobre
Classificazione
Provinciale
ATL di riferimento
Ente Turismo Langhe Monferrato Roero
Difficoltà
MC
Lunghezza
35 Km
Tempo di percorrenza
7 ore 50 min
Quota massima
267 m
Punto di partenza
Centro storico
14030 Azzano d’Asti AT
196 m
Punto di arrivo
Centro storico
14040 Cortiglione AT
209 m
TAPPA 1
L’itinerario Dal fiume alla collina, inizia nel concentrico di Azzano, territorio caratterizzato da superfici a coltivo e a bosco. Il territorio di Azzano è caratterizzato dalla presenza del fiume Tanaro, che ne connota principalmente il paesaggio e la conformazione morfologica: si tratta infatti di basse colline sabbiose che diventano più pianeggianti a sud del fiume, colline dove il pioppo è l’elemento arboreo principale e più diffuso. Il centro storico del paese risulta di particolare rilevanza storica culturale grazie alle fonti documentarie relative al territorio. L’origine del borgo infatti è fatta risale al XII secolo, periodo in cui è presente la prima traccia storica scritta documentaria in cui è citata la presenza di un castello. L’itinerario segue la strada antica di collegamento tra i vari paesi confinanti, chiamata oggi strada dell’Impiccacavallo per via di una leggenda che vuole su quella strada il ritrovamento di un cavallo impiccato.
La strada prosegue sino ad attraversare La Via del Mare, itinerario accatastato, per proseguire lungo le sponde del fiume Tanaro sino ad un bivio dal quale, seguendo la via detta localmente dell’amore, si arriva al concentrico di Rocca d’Arazzo su cui domina Palazzo Cacherano, oggi sede comunale, e in passato sede della famiglia dei Signori Cacherano della Rocca. Accanto ad esso si trova un parco da cui si può vedere una splendida vista sulla vallata del Tanaro e sulla città di Asti che ha valso al paese il soprannome di “Balcone sul Tanaro”. Di notevole importanza sono inoltre la parrocchiale di Santo Stefano e Genesio e la chiesa di Santo Stefano e Santa Rita, originaria dell’anno 1000 e punto di arrivo di questa prima tappa
TAPPA 2
Dal comune di Rocca d’Arazzo, punto di arrivo della tappa 1, proseguiamo in direzione Rocchetta, sino al bivio di fondovalle da dove possiamo seguire il tratto del percorso che ci consente di costeggiare il fiume Tanaro. Seguiamo le indicazioni, seguendo la Via del Mare, sino al bivio che ci conduce verso il parco di Rocchetta Tanaro e la località Gatti. Il Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, gestito dall’Ente Parchi con sede nell’ostello regionale, ha una grande rilevanza naturalistica sul territorio, già affermata e riconosciuta. Si estende per 123 ettari su altitudine compresa tra 110 – 123 m s.l.m.. Morfologicamente il territorio fa parte del complesso collinare costituito da sabbie gialle del Villafranchiano e perciò soggetto ad intensa attività erosiva. La superficie del parco è prevalentemente a bosco caratterizzato da querceto misto in cui dominano la rovere e la farnia. Di grande importanza naturalistica per la storia del bacino astigiano è stato lo studio della vegetazione distribuita nel parco.
All’interno del parco il “Grande Faggio” rappresenta l’elemento arboreo di importante pregio storico – naturalistico, esemplare ultrasecolare di altezza superiore ai 25 m e con una chioma dal diametro di oltre 20 m, che funge da testimonianza vivente delle storiche faggete un tempo diffuse nell’ultimo periodo glaciale. Il punto di appoggio è rappresentato dall’ostello didattico Pacha Mama, ostello interno al parco e molto attivo dal punto di vista di eventi ricreativi e didattici.
Proseguiamo quindi verso località Asinara con la caratteristica fontana della Canà per riconnetterci alla via del mare e arrivare nel centro storico di Rocchetta Tanaro.
Di origine romana, Rocchetta Tanaro, dopo vari passaggi di proprietà deve la sua caratterizzazione attuale, principalmente alla famiglia degli Incisa che ne fu proprietaria fino al XVIII sec., sino a che non passò sotto il dominio del Re di Sardegna. Testimonianze di tali passaggi possono essere rintracciate nei numerosi edifici storici presenti quali la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, il Salone Santa Caterina (un tempo chiesa della confraternita) e, soprattutto la chiesa di Santa Maria de Flexio, detta delle Ciappellette, per via delle caratteristiche formelle, ciappelle, che ne segnano la struttura muraria. Importante, inoltre, perché è intorno ad essa che sono state ritrovate le testimonianze che fanno risalire all’epoca romana, il primo impianto del paese. Tale edificio è raggiungibile con una diramazione dal percorso principale, direttamente dal centro storico.
TAPPA 2A
Percorrendo il tratto della tappa 01 (Azzano – Rocca) incontriamo questa variante che ci permette, nel caso non volessimo arrivare al centro abitato di Rocca d’Arazzo, di proseguire direttamente sino ad intercettare il tracciato della tappa 02 che, costeggiando il fiume, ci permette di giungere al centro di Rocchetta Tanaro.
TAPPA 2B
Dal bivio che nella tappa 2 conduceva al parco di Rocchetta Tanaro, andiamo nella direzione opposta verso Montaldo Scarampi lungo il vecchio tracciato che attraversa, nell’ordine, gli abitati di San Carlo Secondo, San Carlo, San Carlo Primo, San Giacomo e Sant’Antonio, tutti piccoli agglomerati di abitazioni, caratterizzate dalle dimensioni ridotte e dall’essere completamente immerse nelle ampie zone boscate presenti.
Si arriva quindi a Montaldo Scarampi, la cui storia racconta essere sede di un importantissimo castello le cui testimonianze risalgono al XI secolo. Al centro delle vicende belliche che hanno interessato il territorio astigiano nel corso dei secoli, tale castello venne semidistrutto durante l’assedio di Nizza del 1641, quando il principe Maurizio Tommaso di Savoia, mandò un reggimento di cavalleria spagnola ad assaltare il castello, sede di un reggimento francese. La battaglia che ne seguì porto alla distruzione del castello. Da allora non fu mai più ricostruito e quel che ne rimane ora, alcuni tratti delle mura di cinta, sono inglobati nelle mura di sostegno della collina.
TAPPA 2C
Dal centro abitato di Rocchetta Tanaro è possibile, tramite una piccola variazione del percorso, giungere ad ammirare la chiesa intitolata a S. Maria De Flisco detta delle Ciappellette per via dei particolari frammenti di cotto che ne costituiscono le murature e detti, in dialetto, “ciapele”.
La chiesa appare già nella prima metà del Duecento come appartenente alle dipendenze dell’abbazia benedettina di Pomposa per passare nel XVI sec. tra le proprietà del Seminario di Asti.
La chiesa ha pianta rettangolare, voltata a crociera, e termina con un’abside semicircolare voltato a semicatino. La facciata risulta essere a capanna delimitata da paraste che sorreggono un timpano triangolare. Essa sorge in corrispondenza di un’antica ansa del Tanaro (flexo).
TAPPA 3
Dal centro storico di Rocchetta Tanaro ripartiamo in direzione sud, percorrendo l’antica strada di collegamento a Belveglio. È una strada che percorre il crinale delle colline e che permette di ammirare gli splendidi panorami che questa zona concede. Caratterizzata da ampie zone boschive, intervallate da campi agricoli, si arriva quindi al concentrico di Belveglio.
Il territorio di Belveglio risulta circondato dalle colline di vigneti e dalle aree boschive famose per la produzione di tartufi bianchi, tipici del Monferrato.
Proseguiamo lungo i sentieri della RPE e arriviamo al concentrico di Cortiglione.
Di origine romana, la storia di questo piccolo paese, anticamente denominato Corticelle (piccola corte), è interessata da un susseguirsi di passaggi di proprietà tra le famiglie locali e una disputa secolare con la vicina Belvedere (oggi Belveglio) sino al definitivo passaggio, nel 1738, tra i feudi di Carlo Emanuele III, Re di Sardegna.
TAPPA 3A
Terminato il percorso della tappa 3 Rocchetta – Cortiglione, possiamo proseguire, lungo il percorso che ci conduce all’importante geosito locale. Attraversiamo quindi l’abitato di Cortiglione, proseguendo sino ad arrivare ad uno degli elementi caratterizzanti l’intero itinerario DAL FIUME ALLA COLLINA, ovvero il geosito di Cortiglione.
Qui infatti possiamo trovare uno strato fossilifero ben visibile nella parte inferiore dell’affioramento è denominato livello a “Glycymeris insubrica”.
I fossili sono per la maggior parte autoctoni (cioè vissuti, morti e fossilizzati in posto) e rappresentano una paleocomunità sviluppata su fondali sabbioso-fangosi di limitata profondità (20-25 m). Appena al di sopra del precedente livello è molto evidente uno strato molto concentrato denominato livello a “Isognomon maxillatus”, mollusco dalla caratteristica cerniera scanalata e dal guscio squamoso e madreperlaceo. Questo strato è molto importante perché è stato datato con metodi scientifici intorno ai 3,3 milioni di anni fa ed essendo molto diffuso nell’Astigiano permette di sapere, quando lo si ritrova, che si è in corrispondenza di questa età.
Altri molluschi rinvenuti in questo sito, di estremo interesse per la loro rarità, sono le ostriche perlifere. In questo affioramento è possibile apprezzare una peculiarità: i due livelli a “Glycymeris insubrica” e a “Isognomon maxillatus”, in genere distanziati in senso verticale di qualche metro, in questo caso sono quasi a contatto. Oltre ai molluschi fossili sono stati ritrovati i denti di diverse specie di squali che popolavano l’antico mare e rappresentano per la varietà un caso raro nel Pliocene piemontese.